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Tiepolo, il gioco della finzione di Fabiana MENDIA

Una pittura che supera il Barocco, partendo dalle sue origini e riprendendo alcuni elementi dell'arte del '500. Giambattista Tiepolo si impone come il massimo rappresentante della decorazione in Italia tra il XVII e il XVIII secolo e chiude la grande stagione pittorica veneta, dimostrando che la pittura costruisce una realtà finta con caratteristiche reali. L'inganno di vedere sopra la nostra testa una gigantesca architettura sfondata verso l'alto, viene svelato. Il suo stile arioso, ardimentoso, sensuale e solare raccoglie applausi sin dagli esordi e sarà conteso dai suoi facoltosi committenti tra Venezia, le cittadine venete e le ville di campagna, Udine, Milano, Bergamo, la Baviera, la Spagna. Dimostra di essere l'erede di Tiziano, Tintoretto e Veronese compiacendo con sapienza e ironia la magniloquente Venezia, capitale in decadenza soddisfacendo le richieste di aristocratici e nuovi nobili cittadini per i quali dipinge nei loro palazzi soggetti non sempre esempi di virtù, ma di lusso e sfarzo sfrenato.
Vittorio Sgarbi, nell'11° volume, da domani in edicola, seleziona le opere nella villa Cordellina, una pausa tra i suoi accecanti virtuosismi e dove sorprendono i toni moderati .
Altra storia la stravagante ed eccentrica famiglia Labia, di origine catalana, con la trovata di invitare gli ospiti alla fine di una festa a gettare le posate d'oro nel Canal Grande, per sottolineare la loro straripante fortuna. Nel salone, tra due porte, il Tiepolo, tra il 1745 e il 1750, trionfa con "Il Banchetto di Antonio e Cleopatra". Esprime il suo stile più maturo, dopo avere assimilato gli esempi di Salvator Rosa e Rembrandt ed essersi aggiornato sull'attività di Ricci, sul realismo lombardo di Bencovich e su quello senza eccessi del Piazzetta. E' un domatore di prospettive, sorretto nella partitura architettonica dipinta dal quadraturista Girolamo Mengozzi Colonna.
Gli affreschi di Palazzo Labia svelano che la pittura è un mondo a parte rispetto alla realtà. La visione è troppo luminosa e mostra subito di essere artificio del pittore. Tiepolo fa vedere che ha ancora "un piede" nel mondo barocco. Coinvolge l'osservatore nel gioco, nella finzione: ecco il nano sui gradini ci introduce verso la tavola del banchetto, ci fa illudere che spazio reale e spazio dipinto siano interscambiabili.
A Würzburg, nella residenza del principe-vescovo, compie il salto definitivo che lo porterà sempre più lontano dalla realtà. Il soffitto (700 mq) con le "Storie del Barbarossa" e gli affreschi dello scalone sono tutta una messa in scena. E' pura finzione, grandiosa, effimera, dove le architetture si popolano di fantastiche creature dipinte con colori luminosi e chiari, contrasti raffinatissimi di colore, che danno ritmo e forza alla composizione. "Ha la felicità della musica di Mozart, la sapienza contrappuntistica che contiene, riesce a librarsi con la spontaneità dell'improvvisazione", scriverà lo storico dell'arte Cesare Brandi.
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