Ricercatissimo per dipingere elaborate e grandiose composizioni di narcisi, rose, gardenie, ortensie, dalie, al momento di mettere mano sulla tela, per il suo ritratto, il romano Mario Nuzzi, detto Mario de’ Fiori, preferisce uno specialista di volti in posa e seleziona tra i colleghi più celebri Giovanni Maria Morandi. Stessa insicurezza tocca alla miniaturista Giovanna Garzoni, che si affida ad Alessandro Mattia da Farnese . Specchio affascinante della personalità del maestro, l’autoritratto, indica a partire dal XV secolo, la nuova posizione sociale e culturale assunta dal pittore ed esprime la nascita di un nuovo genere pittorico. Per una riflessione sulla figura dell’artista e sulla sua consapevolezza di un accresciuto prestigio all’interno della società, una galleria di cinquanta capolavori, da oggi a Castel Sant’Angelo, soddisfa ampiamente le aspettative di un pubblico di ammiratori dei grandi protagonisti dell’arte italiana. L’esposizione “Artisti a Roma- Ritratti ed Autoritratti di pittori, scultori e architetti dal Rinascimento al ‘700”, promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune, organizzata dal Centro Europeo del Turismo, inaugurata questa mattina alla presenza di Francesco Maria Giro, sottosegretario del Ministero dei Beni Culturali e dal prefetto Mario Morcone, del Fec (Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno), prosegue con rigore scientifico e scrupolosa attenzione nella scelta dei soggetti, le precedenti iniziative rivolte alla rappresentazione delle effigi delle dinastie aristocratiche romane e degli uomini illustri e di potere. “Dopo le mostre “Papi in Posa” e “Il Principe Romano”- sottolinea Francesco Petrucci, direttore del Museo del Barocco di Palazzo Chigi ad Ariccia curatore della selezione dei capolavori al Museo di Castel Sant’Angelo ci sembrava il giusto completamento del filone sullo studio della ritrattistica. In questa occasione, abbiamo privilegiato il tema dell’ ”Autoritratto autonomo”, quando l’artista decide di autocelebrarsi non più solo come “apparizione” all’interno di una composizione più articolata per confermare la sua autografia, ma in opere a se stanti”
Nella galleria dei celebri autori, allestita nelle sale di Castel Sant’Angelo, si ammira la tela, in cui si raffigura in una posa acrobatica, quasi sospeso in cielo, “Andrea Pozzo”, il gesuita che affresca sulla della chiesa di Sant’Ignazio, “La gloria del santo” (1691-94), incredibile costruzione prospettica che libera in fantasie compositive angeli e santi fluttuanti nell’aria. Sorprendono per immediatezza interpretativa, scevre da pericoli di idolatria e di vanità, le immagini autografe di Zuccari, Benefial, Passeri, Gaulli, della Valle, del Borgognone, Gimignani. Sorprende, perché contrario al gusto della poetica barocca, l’autoritratto di “Gian Lorenzo Bernini mentre disegna”. Il cavaliere asseriva, secondo il Baldinucci (1682) che “nel ritrarre alcuno non voleva ch’egli stesse fermo”, e quando ritrasse in Francia Luigi XIV, dichiarò allo Chantelou, che “il tempo più bello che si possa scegliere per la bocca è quando si comincia a parlare o si prende la parola”.
Completano la rassegna, i volti che a secondo dello stato d’animo da evidenziare, appaiono inquieti, sorridenti e rilassati, di altri celebri maestri, dipinti da esperti del genere. Si incrociano, così, gli sguardi di Michelangelo (scultura di Giambologna), di Antonio Canova, di Pierre Subleyras, di Gaspar van Wittel, di Vincenzo Pacetti, di Giovanni Antonio De Rossi.