Quando l'arte è vista da lei: XV Quadriennale di Fabiana MENDIA
Provocare una caotica verità e indurre a intime riflessioni. La XV Quadriennale al Palazzo delle Esposizioni, inaugurato a ottobre con l’immensità dei silenzi profondi e tonanti delle grandi tele di Marc Rothko, ha registrato 15.000 visitatori, tra novità, aperture e rielaborazioni di un’attualissima drammaturgia che ha coinvolto 99 artisti invitati dai cinque curatori: Chiara Bertola, Lorenzo Canova, Bruno Corà, Daniela Lancioni e Claudio Spadoni. Una collettiva per fare il punto sull’arte contemporanea italiana che esplora tre generazioni e dichiara una forte percentuale di artiste.“Sono 35 e ben consapevoli delle loro capacità tecniche-afferma Daniela Lancioni, storica dell’arte del Museo di via Nazionale. “In tutti i lavori c’è un ritorno evidente all’idea del “faber”, della manualità ricercata congiunta all’assunzione di nuove responsabilità. Hanno contribuito ha trasmettere un messaggio di forte ottimismo e di grande energia”. Entrati nel ventre degli spazi basilicali del nuovo Museo in cerca di un percorso da seguire, un filo conduttore non c’è. E’ una mostra senza titolo, che cerca un autore tra il pubblico (un’idea promossa dagli organizzatori) con una grande capacità di sintesi e di fantasia che individui un comune denominatore per dare un “nome” alla creatività in scena nelle stanze della cultura.“Trovo interessante- spiega Lorenzo Canova, docente di Storia dell’arte Contemporanea all’Università del Molise- l’assoluta non riconoscibilità della mano femminile da quella maschile.
Dall’”Ultima Battaglia” di Stefania Fabrizi, un’aggressiva carica di umanoidi tra Sironi e il cinema d’animazione, alle fotografie di critica sociale di Vanessa Beecroft”. Nessuna concessione quindi al discorso delle “quote rosa” al tempio della Quadriennale. “Ho scelto in base alla validità del loro lavoro- dichiara Bruno Corà, direttore del Museo di Arte Contemporanea di Lugano. Sono artiste che seguo da anni, come Anna Di Febo, Daniela De Lorenzo, Debora Hirsch”. Con opere di pittura, site spe cific, installazioni, video e sculture le artiste presenti in mostra si scoprono interpreti non necessariamente anticonformiste e, scevre da intellettualismi caricati, senza rincorrere la fama, sono consapevoli del loro ruolo nella società. Alimentano forme, interessi e linguaggi delle tendenze dominanti nella cultura visiva e contribuiscono anche a ridefinirle. Nessuno si sentirà mai dire, come Lee Krasner, moglie di Pollock, da Hans Hofman, leader degli artisti newyorchesi: “Questo quadro è così bello che non sembra possibile l’abbia fatto una donna”. Per approfondire il tema si legga la sorprendente ricostruzione di Pier Paolo Pancotto sulla storia delle “Artiste a Roma” nella prima metà del ‘900. TORNA AGLI ARTICOLI