Il potere ha affascinato da sempre l’uomo, che lo ha esercitato con comportamento saggio, ma anche folle, inetto, trascinato dalla sete di gloria, di conquista, di prevaricazione. Il potere si manifesta attraverso i simboli, gli attributi: la corona che porta sul capo di chi l’indossa è segno di riuscita, lo scettro con il pomo a forma di sfera, essendo simbolo del mondo e del potere assoluto, il trono è un segnale di autorità stabilizzata, il leone e l’aquila, simboli del possessore della forza, principio maschile per eccellenza; e, infine, la spada, emblema di congiunzione tra cielo e terra, dello spirito, della parola di Dio, di determinazione psichica. San Bernardo di Chiaravalle elabora la “dottrina delle due spade” a suggello dell’unione del potere spirituale con quello temporale: un’interpretazione che riflette l’idea dell’autorità sovrana letta in chiave di intercessione tra Dio e il mondo, intermediari della Grazia, evocando il confine tra incontro e scontro.
Tra fede e politica. Per recuperare e per difendere l’embrione della nostra identità nazionale, intrecciata con la storia degli altri popoli europei, attraverso il messaggio degli ottanta capolavori esposti a Palazzo Venezia, che avvicineranno il visitatore a comprendere il tema della mostra “Il Potere e la Grazia. I Santi Patroni d’Europa”, a cura di Don Alessio Geretti del comitato di San Floriano, nato a Illegio, in Friuli Venezia Giulia. Un progetto appoggiato con entusiasmo dal Governo Italiano, dall’Ambasciata Italiana presso la Santa Sede, condiviso con il Polo Museale Romano e incoraggiato dal Pontificio Consiglio per la Cultura che ha affidato l’organizzazione a MondoMostre.
La storia dell’ Europa e delle sue origini cristiane si svolge attraverso un racconto teatrale, un viaggio di venti secoli da ripercorrere attraverso la lettura delle scene sacre, tratte dai testi evangelici e dai vangeli apocrifi, in cui si tratta di conversioni, martiri, miracoli. Ma soprattutto, il percorso per le sale del Museo, scorre tra tele, tavole, sculture dedicate alle storie dei santi, che attraverso un codice di identificazioni, definito dalla devozione e dall’arte dal Medioevo in poi, che accomuna la cultura popolare e la produzione artistica di pittori e scultori, illustrano un linguaggio comprensibile per l’intera Europa. Un invito per tutti all’interpretazione della Religione e delle scritture agiografiche, che si uniscono alle tradizioni popolari e alle leggende sacre, attraverso l’osservazione diretta delle opere e la consultazione dei saggi e delle schede del catalogo, edito da Skira.
“La Santità” apre il racconto, sottolineando il suo principio: l’amore e il suo fine di diventare “alter Christus”, quindi patrono, ma anche della funzione di intermediari. Maria ha un ruolo di primo piano insieme a Giovanni Battista. Dal Museo del Prado, “L’Immacolata Concezione” di Murillo (1678) rappresentata in un’iconografia insolita, senza aureola stellata e drago sotto i piedi, in una versione copiata moltissimo in area iberica. Da Palazzo Pitti, invece è stato prestato il “San Giovanni” di Andrea del Sarto. Con “San Sebastiano” e “San Pietro” di Luca Giordano e di Guercino, “San Floriano” di Altdorfer e “San Martino” di Maestro svevo, si prosegue nella sezione dedicata ai “Martiri e Confessori”. I miracoli e i racconti delle virtù dei santi si possono seguire nelle opere del Maestro del Tirolo Meridionale, di A. Lorenzetti e di Veronese: sorprendente la “Predica di Sant’Antonio ai pesci”, tema la conversione degli infedeli. Tra i vescovi assassinati compare Tommaso Becket, tavola di un autore della cerchia di Michael Pacher (1470-80). El Greco, dipinge in abiti regali e corazza, scettro e corona “ San Luigi di Francia con un paggio”, ripreso adorante, invece, davanti alla Sacra Famiglia di Coello. Si incontrano, poi, i “Cavalieri di Dio”: due versioni di “San Michele arcangelo”, di Reni (da S. Maria della Concezione) e di Pagano e la tavola di Mantegna del “San Giorgio”. I Patroni d’Italia, San Francesco e Santa Caterina da Siena, rappresentati da Bergognone, Van Eyck, Cavallino, Beccafumi e Agostino Carracci. “Potere e Santità”, ultimo, capitolo. Conclude come annuncia la rassegna, sottolineando il rapporto tra fede e grazia, coscienza e Stato. La parola a Strozzi, Van Dyck, Batoni, Ciseri. TORNA AGLI ARTICOLI