Gli Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell' Ottocento italiano di Fabiana MENDIA
PiaI beduini a cammello, le rovine classiche nel deserto, le carovane, la preghiera a Maometto, le moschee, le vie di Damasco, palazzi magnifici, giardini rigogliosi, le odalische, descritti nei resoconti di esploratori e scrittori dell' Ottocento fanno nascere il desiderio a molti artisti italiani di partire per l'avventura in Oriente.
Siria, Persia, Grecia, Turchia e soprattutto l'Egitto sono le mete preferite dei protagonisti del Grand Tour esotico che, nei loro dipinti descrivono attentamente dettagli e ambienti e spesso idealizzano le atmosfere.
La mostra "Gli Orientalisti. Incanti e scoperte nella pittura dell' Ottocento italiano", a cura di Emanuela Angiuli e Anna Villari, allestita al Chiostro del Bramante (fino al 22 gennaio) con ottanta opere dei maggiori autori del genere offre un' affascinante occasione di avvicinarsi ai mondi visitati e immaginati, remoti dalla quotidianità, interpretati da Alberto Pasini, Roberto Guastalla, Ippolito Caffi, Francesco Hayez, Stefano Ussi, Francesco Netti, Domenico Morelli.
Da Parma, parte Pasini che arriva fino al Corno d'Oro e al Castello di Rumelj Hissar sul Bosforo, seguito poi dall' amico Guastalla che raggiunge Ad Alkazar in Marocco. Il fiorentino Stefano Ussi è attratto dalle immagini di vita , le città, i vicoli, i mercati, il mondo erotico dell'harem dell'Egitto e in esposizione ammiriamo, tra le sue opere, "Donna araba alla fontana" e "Donna che impasta il couscous".