"Quei felici anni Settanta, a parlare fino a notte inoltrata con Italo Faldi, Giuliano Briganti e Federico Zeri di pittura antica, di artisti e arte contemporanea. Gli anni disinvolti della cultura romana in cui ognuno di loro amava sfoggiare con autocompiacimento e un certo istrionismo le proprie competenze di conoscitori con piccole gare di attribuzioni e riconoscimenti di firme e autori più o meno celebri". Fabrizio Lemme, avvocato penalista esperto di Diritto dei Beni Culturali e Ambientali, rievoca "l'esperienza più bella della sua vita", condivisa con la moglie Fiammetta Luly, nel giorno in cui una cospicua parte ella sua preziosa collezione di quadri del '600 e '700 soprattutto romano entra a far parte della raccolta del nuovo tempio dell'Arte Barocca, il Museo che ha sede nel Palazzo Chigi ad Ariccia . L'idea di creare una galleria di opere del '600, che illustri la corrente figurativa in cui sono evidenti le arditezze ottiche e illusionistiche, le esaltazioni degli affetti, i movimenti bizzarri delle masse impetuose nell'effetto di luci ed ombre, è partita da Maurizio Fagiolo dell'Arco, che nel 2002 dona quarantotto dipinti. "Il Museo del Barocco Romano- spiega Francesco Petrucci curatore della residenza chigiana- può con oggi considerarsi aperto ufficialmente. Siamo riconoscenti all'avvocato Lemme che ha scelto la nostra istituzione per la sua donazione".
Centoventotto tele delle trecento della sua raccolta, che è iniziata a comporsi dal 1983 consigliato dalla triade di esperti Faldi, Briganti, Zeri, saranno esposte al terzo piano del Palazzo e disposte seguendo il criterio ottocentesco della quadreria delle case patrizie, divise per scuole pittoriche e orientamenti stilistici. Così si potranno ammirare i "Classicisti", (Gimignani, Cavalier d'Arpino), i "Naturalisti" ( Preti, Fetti, Caroselli) i "Lanfranchiani" (Brandi, Beinaschi, Seiter), i "Cortoneschi" (Baldi, Ferri), i "Berniniani" (Courtois, Gaulli, Mazzanti), i "Maratteschi" (Garzi, Passeri, Chiari, Mancini, Ma succi), i "Seguaci di Luti" (Costanzi, Benefial") e i "Seguaci di Conca" (Giacinto, Lapis). E per il '700, il Rococò Internazionale con Rocca e Monaldi, fino agli albori del Neoclassicismo con Corvi, Untenperger, Cavallucci. Concludono i "Ritrattisti". TORNA AGLI ARTICOLI