Da vicino e da lontano le ragioni, le espressioni artistiche di Itto Kuetani appaiono come il naturale processo di "mineralizzazione" delle forme, inseriti in luoghi storici della Capitale dove la memoria sopravvive in estesi spazi aperti tra imponenti testimonianze archeologiche , oppure a cielo aperto in cortili monumentali. L'artista giapponese che vive in Italia da quarant'anni, affascinato fin dal 1969 dalla grandiosità delle opere in marmo dei Fori, ha scelto dopo una lunga permanenza in Toscana, dove ha dichiarato di avere rivissuto la maestosità dell'antica Roma, di esporre fino al 31 ottobre le sue opere, collocandole in tre diverse sedi della città.Le sculture spalancate alla luce e all'aria da una serie di aperture a figurazione irregolare, descrivono "Il sogno del bianco e le pietre del passato" di Kuetani si può conoscere al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo e in stretto dialogo con la natura, nelle vallate che circondano il Mausoleo di Cecilia Metella e la Villa dei Quintili sull'Appia.
"Arco del Sole" in marmo di Carrara e "Rispetto" in granito nero africano, visibili nel porticato interno di Palazzo Massimo, sono progetti plastici da guardare attivamente senza contemplazione passiva, un concetto che lo scultore afferma appassionatamente a proposito delle sua ricerca espressiva, affermando la volontà di confermare una concretezza dell'opera d'arte, privilegiando gli aspetti costruttivi interni, in cui intende investire con la propria energia l'attività percettiva dell'osservatore.
Aperte alle suggestione dello spazio, attraverso quei fori levigati che danno solidità e profondità, perché mettono in comunicazione ciò che sta avanti con ciò che sta dietro, i quattro monumenti all'interno del Mausoleo di Cecilia Metella sull'Appia, si innalzano su basamenti scultorei della stessa materia o a contrasto di colore: tra le statue acefale, tra le lastre sepolcrali appaiono come organismi plastici metamorfici, oppure generatrici di campi di energia davanti alle mura antiche e le stratificazioni medievali. "Cuore e Spirito", "Porta della Serenità", "Un fiore tra cielo e terra", si incontrano tra i ruderi del complesso termale di Villa dei Quintili: volumi nati dall'aria e dalla luce che penetrano e riempiono i vuoti che gli spessori curvilinei, congiungendosi, creano.