Giotto. La lettura dei pittori e delle opere comincia cronologicamente con lui, l'artista che alla fine del Duecento, tramutò l'arte del dipingere dal "greco" (dallo stile bizantino) al latino, secondo l'attribuzione del pittore letterato Cennino Cennini. Vittorio Sgarbi ha scelto venti protagonisti che non possono mancare per completare la nostra biblioteca, per arricchire la nostra persona, per contribuire alla formazione del gusto e al desiderio di bellezza e di conoscenza che è in ciascuno di noi. In ogni monografia, l'autore alza il sipario platealmente, e ci fa sorprendere con i capolavori, aiutandoci a saper vedere. L'opera d'arte infatti non si contenta di essere recepita e capita. Esige una reazione, una nostra risposta e interpretazione. Ci insegna paradossalmente a essere guardata. Le presentazioni di ogni volume stimolano le nostre intuizioni e ci proiettano a incontrare l'esperienza estetico-conoscitiva che ci porterà a comprendere meglio il punto di vista dell'artista che l'ha creata.
Stabilire un rapporto personale, un coinvolgimento profondo, confidenziale. Sapere tutto o quasi degli italiani, francesi (Manet, Monet, Degas, Gauguin), olandesi (Rembrandt, Vermeer, Van Gogh) e dell'unico tedesco, Durer, della collana, attraverso la ricostruzione degli aspetti biografici, psicologici, sociali, nelle relazioni con altri artisti del tempo o con l'arte del passato, con i committenti, la storia e, naturalmente la propria opera. Se si parla, allora, dell'autore della Cappella Scrovegni a Padova, rimarcare anche i suoi viaggi a Roma. Il primo, nel 1299, quando affresca la Loggia delle Benedizioni nei Palazzi Lateranensi e, poi, il successivo per dipingere il polittico Stefaneschi, destinato ad Assisi. Giotto è l'artefice della pittura come narrazione, è un grande impaginatore, è un maestro della comunicazione visiva. Le azioni sono chiare, fa capire bene cosa accade, il suo realismo è portato all'essenziale. Ma entrano in scena anche le emozioni: "Il compianto per il Cristo morto", con gli angeli in volo che si contorcono per il dolore.
Ma la sua grande rivoluzione, la resa delle figure voluminose, plastiche, collocate con un peso e una materialità nello spazio è colta da Masaccio. Il secondo in elenco cronologico, che apre il secolo dell'Umanesimo. "La cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre", di fronte ai progenitori-manichini del "Peccato originale", affrescati da Masolino nella Cappella Brancacci , in Santa Maria del Carmine nel capoluogo toscano, traducono il vigore plastico dell'allievo di Cimabue, in modo travolgente. Ma sono cambiati anche i tempi. Brunelleschi ha inventato la prospettiva, si ritorna allo studio dell'antico.
L'architetto della cupola di S. Maria del Fiore e Donatello per una presa diretta si recano a Roma. Stessa meta anche per i due autori delle "Storie di S. Pietro", dove dipingono il Polittico della Neve in Santa Maria Maggiore. L'analisi del contesto storico e la contemporaneità degli avvenimenti chiarisce i rapporti degli artisti con le corti, la dipendenza dal soddisfare i committenti, e di come l'arte è finalizzata alla "munificentia" terrena dei principi. E da questo momento la catena delle influenze, dei giovani che si riferiscono ai maestri della generazione precedente, non si spezza più. Piero della Francesca quando incomincia a lavorare al Polittico della Misericordia nel 1445, si ricorda di Masaccio. Come non vederlo, confrontando i solidi Santi del Polittico della Misericordia con il "San Girolamo e San Giovanni Battista", della National Gallery? I particolari ingranditi, nelle prime pagine dei venti libri editi Skira-Il Messaggero, permettono al lettore di non avere dubbi nel riconoscere le personali cifre stilistiche di un maestro.
Botticelli e Mantegna. A servizio dei Medici e dei Gonzaga. Gente di altissimo livello culturale, il cui splendore era accompagnato da una politica durissima. "La Primavera", 1482, dipinto per un cugino di Lorenzo, è un quadro che ha portato gli esperti a inseguire varie e complesse interpretazioni. Ma, nelle eleganti movenze di tutti i personaggi, assistiamo al declino dei modi formali del primo Rinascimento. La razionalità di Donatello, Brunelleschi e Masaccio è abbandonata. E con le predicazioni del Savonarola, il "fedelissimo" del Magnifico (muore nel 1492) entra in una profonda crisi spirituale, visibile nelle sue ultime testimonianze pittoriche. Nell'Italia adriatica, a Venezia, la scena pittorica è occupata da Giovanni Bellini. La sua immagine pittorica è espressa come unione di figura, luce e colore in una dimensione morbida, luminosa e omogenea.
Il triumvirato di Leonardo, Michelangelo, Raffaello apre il nuovo secolo e l'influenza del loro stile e della loro concezione dell'arte avrà una portata unica. Leonardo conclude l'itinerario artistico del '400 e apre la grande stagione del secolo successivo. Osserva la realtà in modo scientifico e analitico, ma valorizza anche le emozioni ("moto degli affetti"). Le sue Madonne, "L'Ultima Cena", i ritratti risultano vivi ed emozionanti, attraverso la naturalezza delle posizioni, la sua pittura che interpreta e collega le varie figure come persone, con lo scopo di trasmettere la comunicazione sentimentale. Questo aspetto attrae anche Raffaello. La lezione dei gesti che collegano gli "attori" è, dall'autore della "Scuola di Atene" in Vaticano, resa in modo più solenne e dinamica. E' anche un grande colorista. Da questo momento la tavolozza della pittura italiana mette da parte gli smaltati colori quattrocenteschi per schiarirsi, arricchirsi di quei gialli aranciati, quei verdi turchese e acquamarina, gli azzurri cielo che Michelangelo, nella volta della Sistina, carica di nuovi significati e drammaticità.
La terza parte dei testi prevede la scelte di 50 capolavori, con indicazioni sulla datazione, dimensioni, materiale e tecnica e la collocazione attuale (museo, collezione privata, chiesa). Tiziano, nell'Amor sacro e amor profano" della galleria Borghese, dichiara trionfalmente il suo vibrante tonalismo. Caravaggio seduce, provoca, inganna con il "Narciso", "L'Amore vincitore", "La canestra di frutta". Rembrandt inventa soluzioni grandiose nei ritratti di gruppo, come "La Ronda di notte" del capitano Cock, "La lezione di Anatomia" del dottor Tulp" e sconcerta con la "Cena in Emmaus" . Vermeer, dedito agli studi di ottica, impressiona per la luce, che fa filtrare dalle finestre piombate a cerchi regolari opachi, che illuminano le atmosfere sospese dei protagonisti delle sue scene di interni: "La Merlettaia", "Il Geografo", "L'Astronomo". Tiepolo, negli immensi soffitti (700 mq) del castello di Wurzburg afferma le sue capacità di illustrare grandi e illusorie parate di figure, che sembrano non avere peso, disposte in uno spazio in cui si collocano con libertà , con scorci obliqui e movimentati.
Nelle ultime pagine di ogni testo della collana di grandi maestri dell'Arte, l'antologia critica, ovvero una raccolta ragionata degli scritti, in progressione cronologica, restituisce un panorama delle vicende dei pittori nei commenti e nelle descrizioni dei suoi artefici e dei suoi testimoni. Ecco, quindi, riportati alcuni brani firmati da Leroy e Zola, sulle mostre-scandalo degli Impressionisti, in cui compaiono i nomi di Manet, Monet, Degas. Oppure, di Mirbeau sull'"Echo de Paris" (1891), su Van Gogh, che scriveva "Non si era immedesimato nella natura, aveva immedesimato la natura in sé". A questa sezione, inoltre, si aggiungono documenti significativi sull'attività dei pittori, sugli stati d'animo, sottese alle scelte tormentate. Paul Gauguin, si confida all'amico Fontainas. Di fronte alla sua enorme tela, di quattro metri e mezzo, "Da dove veniamo? Che siamo? Dove andiamo?", si confessa: "Ho la sensazione del cammino dolente delle mie speranze".
Una bibliografria essenziale conclude l'opera editoriale. Ultimo atto, per chi vuole esplorare e approfondire maggiormente sei secoli dell'arte occidentale, affascinati da Sgarbi e dagli autori delle biografie ragionate. TORNA AGLI ARTICOLI