Festa della girandola per i 500 anni della Cappella Sistina di Fabiana MENDIA
L’Angelo che appare come il demonio dell’Inferno tra fuochi bianchi, verdi e rossi tra esplosioni di sequenze pirotecniche proiettate nella notte, fiamme illuminate che stupiranno la città. Domani alle 22,30, per dieci minuti intensissimi, viene riproposta dopo un lungo silenzio di 174 anni, la “festa della girandola”, per destare meraviglia come avveniva dal Rinascimento in poi, e celebrare così i 500 anni degli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo. Da quella sera del 1481, quando l’”incendio” fu messo in scena per la prima volta da Castel Sant’Angelo per l’esaltazione di Sisto IV, l’evento veniva riproposto nella città eterna in altre occasioni: ogni 28 giugno per la festa dei santi Pietro e Paolo, il lunedì di Pasqua e per le elezioni pontificie e per accogliere degnamente re e regine in visita nella città eterna. La “Girandola” di Castel Sant’Angelo -ricorda Claudio Strinati, Soprintendente al Polo Museale di Roma, orgoglioso di riproporre dopo tanto tempo l’evento-era considerata in Europa nel XVI secolo un’occasione di spettacolo magico da non perdere. Michelangelo propose a Giulio II le prime trasformazioni dei fuochi d’artificio in veri e propri progetti pirotecnici. Quindi per l’anniversario delle “Storie della genesi” della Sistina abbiamo pensato che era l’omaggio migliore da dedicare al maestro. I fiumi di luce colorata della festa della girandola, ammirati da Piranesi, dal Belli e da Dickens si erano spenti nel 1834 alla morte dell’ultima dinastia di “mastri di fuoco”. Negli ultimi anni è nata una nuova generazione di progettisti di scenografie pirotecniche, studiosi innanzitutto delle tecniche barocche. “Sono rimasto affascinato dalle invenzioni di Bernini-spiega Giuseppe Passeri, a capo dell’èquipe “Invicta IX” esecutori della manifestazione di domani. Le strutture complesse dell’architetto romano erano il risultato di complicate e laboriose alchimie, di studi sulle miscele di colori che sono per noi ancora oggi fondamentali per creare le serie dei “Flumina Lucis”. Anche se lavoriamo prima con simulazioni sul computer, poi in campo scendono i “mastri” fuochisti, pirotecnici, chimici, miscelatori e dell’addetto alla preparazione delle sfere”. TORNA AGLI ARTICOLI