Una notte tutta per lui. Michelangelo Merisi detto il Caravaggio, nato a Milano il 29 settembre del 1571, “il gran proto pittore, Meraviglia dell’Arte, Stupor della Natura se ben versaglio poi di rea fortuna”, rimarcava il Gigli nel 1615, è stato protagonista per quattordici ore di un entusiasmante pellegrinaggio, silenzioso nelle tre chiese di Santa Maria del Popolo, Sant’Agostino e San Luigi dei Francesi, e più allegro e vociante nella Galleria Borghese. Ieri ricorreva il IV centenario della morte del pittore lombardo, deceduto a Porto Ercole probabilmente a causa di un improvviso attacco di febbre, quando stava per ritornare a essere libero: dopo quattro anni di esilio il papa Paolo V aveva accolto la sua richiesta di grazia. La condanna a morte risaliva al fatto accaduto la domenica del 28 maggio1610 in Campo Marzio, allorchè Caravaggio uccide Ranuccio Tomassoni, fratello del capo del rione, durante un diverbio. “La notte di Caravaggio”, ideata dalla Soprintendente al Polo Museale Romano Rossella Vodret, per avvicinare il pubblico degli appassionati dell’arte che sono rimasti in città e le migliaia di turisti in visita, avrebbe provocato sicuramente le ira del rivale Giovanni Baglione, il pittore contro il quale Caravaggio e la cricca dei suoi amici amavano canzonarlo, scrivendo sonetti scurrili che affiggevano direttamente sui suoi quadri.
Nove capolavori esposti nel salone del pianoterra della Galleria Borghese hanno soddisfatto chi ha pazientemente atteso di entrare, aspettando il proprio turno rifocillandosi nell’area di ristoro allestita davanti al museo. In mostra insieme ai cinque capolavori della collezione, quattro opere provenienti dalle raccolte della capitale: “Il Narciso” e “La Giuditta che taglia la testa a Oloferne” da Palazzo Barberini e i due “San Giovanni Battista” dalla Galleria Corsini e dalla Pinacoteca Capitolina.
Ma i visitatori ebbri dal comporre rivoluzionario e religioso sentire del maestro lombardo, attratti dalla sua abilità nel creare stati psicologici attraverso la costruzione di ambientazioni teatrali, iscritti alla imperdibile “maratona caravaggesca” non si sono fatti sfuggire la visione di un Caravaggio giovanissimo, impegnato nella sua prima committenza pubblica, autore del ciclo di San Matteo nella Cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi. La Madonna dei Pellegrini, nella chiesa di Sant’Agostino, poco distante, ha raccolto un pubblico entusiasta, felice di ammirarla e di notare con calma tutti i dettagli della tela, che fu accolta ai primi del ‘600 con “estremo schiamazzo”, perché la modella era Lena, una famosa cortigiana. Ultima tappa della lettura dei quadri caravaggeschi, i due dipinti che descrivono il mistero della “Conversione di San Paolo” e il “Martirio di San Pietro”, estasi percettiva per il cristiano e di invito alla preghiera per tutti. TORNA AGLI ARTICOLI