Giuseppe Capitano
di Fabiana MENDIA
Architetture naturali costruite con segni e calligrafie, animati arbusti che richiamano segni totemici, conformati in linee morbide. Un piccolo sacrario dove lo stessa cifra può essere disposta seguendo ritmi verticali, orizzontali e anche in diagonale, calibrando con volontà precisa lievi deformazioni con il tratto del carbone sulla carta semplice o carta da pacchi intelata seguendo un gioco tattico di primi piani e secondi piani, ravvicinando e allontanando quelle piante, riconoscibili dallo spettatore solo dopo una meditata osservazione.
I quattordici disegni di Giuseppe Capitano raccolti nella serie “Arborea”esposti alla Galleria “Diagonale” (via in Caterina 83) costituiscono la prima parte della “Trilogia” dedicata agli spazi aperti, al conflitto e all’Eden accentrando l’attenzione non sul senso ritmico-spaziale e dinamico, ma contemplativo, alla ricerca di una purezza originaria. Una facilità di lettura solo apparente che tuttavia interviene istintivamente a innescare un sottile piacere di estatica e incantevole esplorazione di paesaggi desertici e infiniti, dove misteriosa e catartica una linea ondulata sembra segnare un confine, fungere da spartiacque, oppure rappresenta una traccia di vita umana che convive con esseri vegetali. Lontano da qualunque volontà autoreferenziale il lavoro di Capitano rappresenta l’incertezza del presente, la difficoltà di seguire le trasformazioni ambientali.
Il suo appare come un confronto con alcuni elementi del paesaggio, in una sorte di confortevole incontro solitario con la natura attraverso la complicità dell’atto creativo ricongiungendosi all’idea della continuità della vita disegnando sui fogli figure primordiali e archetipi, come le spirali, i labirinti e rami e arbusti come lance.