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Giuseppina Caltagirone di Fabiana MENDIA

Un'arte rivolta ai sensi, che non cerca di leggere solo l'isolamento dorato dei suoi protagonisti, ma di cogliere l'eroica e sublime esaltazione della fine dell'esecuzione, davanti a un pubblico che irrompe con l'energia degli applausi il silenzio della sala. Prove di orchestra all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, all'Auditorium Parco della Musica di Roma e al Teatro "Teresa Carrẽno" di Buenos Aires. In questi e altri templi della Musica dove le Sinfonie sono dirette da Claudio Abbado, Antonio Pappano, Gustavo Dudamel, Vladimir Jurowski, Michail Pletnev, da due anni Giuseppina Caltagirone riproduce la sua testimonianza in bianco e nero. Una trentina di foto di grande formato in cui l'artista romana coglie gli attimi più significativi, scegliendo nella maggior parte dei casi la forma dinamica, rispetto a quella statica, sono esposte da ieri alla Galleria Ca' d'Oro di piazza di Spagna, accanto alle tele di Jean Pierre Duriez.(fino al 20 giugno), tappa emblematica del progetto espositivo ARGAM (associazione romana gallerie arte moderna), dedicato quest'anno al rapporto tra arti visive e musica.

La selezione degli scatti della Caltagirone è stata determinata dal messaggio che si richiede alle immagini di trasmettere, secondo la personale partecipazione emotiva ai movimenti musicali e all’estasi dell’esecuzione strumentale . Le opere selezionate dai curatori Antonio e Gloria Porcella per “Variazioni” (in catalogo, testo di Angelo Bucarelli) suggeriscono un evidente, graduale percorso ascensionale dallo statico primo piano, molto ravvicinato della voluta e del pirolo del violoncello, a un crescendo di energica vitalità in cui seguire il fluire temporale della musica, non perdendo di vista mai il ritmo delle visioni, segnate dagli archi dei maestri visti di spalle e dalle bacchette magiche dei direttori d’orchestra, che possono come nel caso di Pappano, apparire come una sciabola. I movimenti degli interpreti eccellenti sono riprodotti accelerati fino a sgranarne l’integrità fisica e a raggiungere potenzialità astraenti. Immagini che appaiono multiple, ripetute alcune volte in maniera da sovrapporsi su se stesse. Una documentazione di forte religiosità nella celebrazione di un mondo di suoni narrati dall’amore e da Dio (Mahler), ma che suscita anche una particolare partecipazione psichica, un inno alla gioia, che Giuseppina Caltagirone trasmette con l’entusiasmo della sua esperienza.
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