Le carrozze di Ferdinando IV di Borbone e del suo seguito giungono nel secondo cortile del Palazzo di Capodimonte. Dalla più sontuosa scende la regina Maria Carolina d’Austria con le principesse. Non c’è vento e il fruscio degli abiti di seta, tessuti nella Real Manifattura di san Leucio, nei pressi di Caserta, è ben percepibile. Una visione di un meraviglioso spettacolo che Louise Bourgeois ha potuto immaginare quando circa venti anni fa, per la prima volta, scoprì la capitale partenopea , in una giornata in cui l’atmosfera si era fatta completamente sgombra di nubi e si rese conto che aveva messo piede in un altro mondo. Gigantesca e rassicurante, nel secondo cortile della residenza borbonica, con le 13 zampe piantate per terra la grande “Maman”, il ragno di acciaio e bronzo, alto 9 metri, è il primo atto d’amore che Louise Bourgeois insieme al suo collaboratore Jerry Gorovoy, offre con generosità ai napoletani.
L’installazione, già esposta nel 2000 per l’inaugurazione presso la Turbine Hall della Bankside Power Station alla Tate Gallery di Londra, dichiara a tutti, prima di entrare nelle 80 sale del museo, il filo conduttore di tutto il lavoro dell’artista di origine francese, che oggi ha 97 anni e vive a New York dal 1938: il suo inscindibile legame con la storia della sua vita che entra in risonanza con il tempo ed è la vita stessa. “Maman” è un ode a sua madre, la sua migliore amica, una restauratrice di arazzi: la tessitrice paziente che allontanava nella sua infanzia le sue paure di abbandono e solitudine, che la proteggeva. La spider-mother nel formato colossale a cielo aperto (in mostra sono presenti altre versioni di diverse dimensioni) diventa architettura, permette sia di sostare sotto lo scudo corporeo, che di attraversarla.
Per la capacità di questa città di accogliere stimoli e nuove idee, in un autunno di eventi epocali con la mostra su “Ercolano, tre secoli di scoperte”, all’Archeologico e una monografica dedicata a Robert Rauschenberg al “MADRE”, la “Mamam” dell’artista nata a Parigi e cittadina americana dal 1955, icona del XXI secolo, salita alla ribalta solo negli ultimi anni, potrebbe essere scelta come simbolo di una dinastia di uomini che vuole risorgere e, assumere così un significato taumaturgico per la cittadinanza afflitta da un malessere cronico; sostituire, in pratica, il “corno rosso”, contro il malocchio, selezionato come lo scarabeo per gli antichi Egizi per svolgere una funzione protettiva e di buona sorte. E, si può profetizzare, che gli artisti dei Presepi, attivi nelle botteghe di San Gregorio Armeno, sono in fibrillazione per l’arrivo della scultrice, che dalla collina di Capodimonte ha proiettato sulla città una profezia di ripresa. Qualcuno tra di loro ha già forgiato “ragni”, sculture a spirali e corpi senza teste, modello Bourgeois da inserire tra le nuove figure-simbolo a Natale.
Capodimonte guarda al futuro partendo da un’artista con una incredibile energia di elaborazione creativa che espelle forme poetiche attraverso molteplici linguaggi. “Un grande onore avere Louise Bourgeois nel nostro museo dinastico- dichiara enfatico Nicola Spinosa, soprintendente per il Patrimonio Storico e Artistico di Napoli-”Un evento eccezionale, organizzato e promosso da “Civita”, che evidenzia le capacità della nostra istituzione museale e delle forze culturali della città, pubbliche e private, nell’invitare una delle maggiori protagoniste dell’arte contemporanea a dialogare con 60 opere, dal ’47 a oggi, con le collezioni farnesiane e borboniche della reggia”. Impensabili e imprevedibili corti circuiti, scosse, che mettono uno di fronte all’altro “antico”e “presente”, in una dinamica in cui il gioco della contaminazione tra linguaggi diversi è allo stesso tempo eccitante e meditativa.
La prima esperienza avviene nella sala dedicata a Raffaello Causa (il direttore del Museo che negli anni ‘800 inaugura il ciclo delle mostre-kolossal con “Civiltà del ‘700 a Napoli”) con le sculture sospese. Ma è dal primo piano che partono vorticosamente le “invasioni” di Louise Bourgeois nella residenza reale. Scorrono i Tiziano, Masaccio, Masolino si arriva nella sala di Filippo Lippi e di lato alla “Madonna con Gesù” di Perugino appare “Umbilical Cord”, scultura di stoffa rosa con in grembo un bambino. Seguendo il suo irrefrenabile desiderio di vivere, innovativa come Matisse fino in fondo, la Bourgeois pianta di fronte alla “Parabola dei Ciechi” di Brueghel “The Blind Leading The Blind”, aculei in bronzo rosso e nero su una base di acciaio. Un certo smarrimento, che richiama un suo pensiero: “Il potere mi spaventa. Mi rende nervosa(…) Come artista io sono una persona che ha potere. Nella vita reale, mi sento come un topo dietro un termosifone..” TORNA AGLI ARTICOLI